La Sardegna tra memoria e avvenire

Convegno conclusivo del festival con il filosofo Silvano Tagliagambe (suo il recente “Il Mediterraneo dentro”, Mimesis 2024), la sociologa Aide Esu (“Violare gli spazi: militarizzazione in tempo di pace e resistenza locale”, Ombre Corte 2024) e l’economista Vittorio Pelligra (“La cura delle radici”, Vita e Pensiero Editrice 2023).
Il Mediterraneo dentro
di Silvano Tagliagambe (Autore), Mimesis, 2024
“Il Mediterraneo dentro” vuole essere una sollecitazione a risvegliare, a far rivivere e valorizzare la “coscienza mediterranea” di cui siamo eredi, che è tuttora presente nel nostro universo interiore, ma rischia sempre più di venire smarrita. Il Mediterraneo, culla della nostra civiltà, è diventato sempre più un mare di morte, perché la nostra cultura, dimenticatasi delle sue origini, non vuole il mare aperto, ne ha paura, temendo di perdere il proprio malinteso e angusto senso di identità. La nostra vita è come una terra straniera per questo mare antico, la cui onda calda, nutriente, rassicurante per i nostri remoti progenitori non si arrestava mai. È venuto il momento di renderci conto che la struttura del tempo fa sì che tutto quanto ci appare presente sia debitore della pulsione originaria proveniente da queste acque, che sono state storicamente il crocevia delle culture europee e dell’Asia occidentale, dell’emisfero settentrionale con quello meridionale.

Violare gli spazi: militarizzazione in tempo di pace e resistenza locale
di Aide Esu (Autore), Ombre Corte, 2024
Sole, spiagge, mare e natura selvaggia è l’iconografia turistica della Sardegna, una narrazione che stride con la realtà della militarizzazione del suo territorio. Dalla fine degli anni Cinquanta l’isola è un hub strategico per i test sulle armi e per l’addestramento delle forze armate italiane e della Nato. Il suo destino militare l’accomuna ad altre isole, dal Mediterraneo al Pacifico, anch’esse assoggettate a opacità istituzionali e a forme di estrattivismo, dipendenza ed esclusione, ma anche produttrici di cicliche forme di resistenza e nuove soggettività. Le dinamiche decisionali interstatali, l’uso di dispositivi discorsivi per la costruzione del consenso fondato sulla contrapposizione modernità-arretratezza, le conseguenze delle attività addestrative e sperimentali sull’ambiente e sulla salute, l’emergere del rischio nella sfera pubblica locale contrapposta alla minimizzazione del rischio da parte delle istituzioni, le forme di resistenza locali sono i diversi piani della militarizzazione presi in esame dal testo. Queste letture contribuiscono a svelare le ambiguità, i dinieghi e i mancati riconoscimenti del diritto alla salute e alla tutela ambientale originati dalla militarizzazione in tempo di pace. Mostrano, inoltre, come gli intrecci dei dispositivi giuridici, degli esiti tecnico-politici e delle relazioni interstatali siano riconducibili, in materia militare, a una compromessa sovranità italiana.

La cura delle radici
di Vittorio Pelligra (Autore), Vita e Pensiero, 2023
Ci sono i beni privati e i beni pubblici, che sono da sempre al centro degli interessi degli economisti; e poi, però, ci sono i beni comuni. Questi beni, l’acqua che beviamo, la qualità dell’aria che respiriamo, le foreste, i pesci del mare, molti diritti di cui godiamo o dovremmo godere, il senso civico di chi paga le tasse, il clima di fiducia nel quale lavoriamo e viviamo, sono beni che stanno a metà tra beni privati e beni pubblici. Da questa loro natura “ibrida” scaturisce anche la loro fragilità. La più profonda trasformazione che la nostra società sta vivendo in questi decenni può essere descritta proprio come il passaggio dall’era dei beni privati a quella dei beni comuni. Nella dopo-modernità, la presenza dei commons è e sarà sempre più la regola e non l’eccezione, e la qualità del nostro sviluppo risulterà sempre meno legata alla quantità di beni privati consumati e sempre più alla quantità e alla qualità di “beni comuni” che riusciremo a preservare e valorizzare. In queste pagine l’economista Vittorio Pelligra mostra come sia possibile “curare le radici”, mitigare le tragedie dei beni comuni a cui assistiamo continuamente, alleviare le patologie della fiducia, che prendono la forma di opportunismo, diffidenza e tradimento. Questa cura nasce dalle scelte e dall’impegno dei singoli ma per essere veramente efficace deve, necessariamente, trasformarsi in norme, leggi e istituzioni.



