it
it

DIARIO DI BORDO

16/12/2022Diverso sì, uguale anche. La scrittura che unisce e la testimonianza dei ragazzi del Servizio Sirio di Tolmezzo

Si parla spesso di inclusione sociale e di quanto sia importante rivolgere il proprio sguardo su chi vive una quotidianità “diversa” rispetto alla nostra. “Diversa” perché forse si fa fatica a riconoscersi dentro, a comprendere quanto quell’apparente “lontano” possa invece essere un qualcosa di vicino o simile a noi. Ecco, i ragazzi del Servizio Sirio di Tolmezzo mi hanno aiutato a comprendere il loro sguardo, raccontandosi attraverso la scrittura e le loro passioni. Il progetto di scrittura creativa e collettiva che sono riusciti a portare avanti, grazie anche al supporto dei loro educatori, e che si è poi concretizzato con la pubblicazione del loro libro “Una qualsiasi giornata d’autunno”, non mi ha lasciato indifferente. Come non mi ha lasciato indifferente la loro emozione con la quale l’hanno descritto, raccontando ogni loro fase del processo creativo che li ha uniti, messi al confronto e talvolta anche sfidati ma mai scoraggiati a lasciar perdere e mollare.

Un esempio che difficilmente scorderò e che mai avrei conosciuto ma soprattutto vissuto se non fossi andata a questo incontro di Propagazioni Festival.

Stefania

14/12/2022Adesso sperimentiamo in tutta libertà

Questa mattina mi trovavo nella biblioteca di Teti in compagnia della dolcissima Stefania Sanna e insieme aspettavamo l’arrivo dei bambini della scuola dell’infanzia, accompagnati da due delle loro maestre, per leggere il libro “Salviamo il signor Uh”.

Stefania tiene molto alla sua biblioteca. Tutto è curato nei minimi dettagli: all’ingresso c’è una casetta dipinta di blu in cui sono raccolti tanti biglietti con citazioni e aforismi, l’ambiente è decorato con sculture di carta realizzate a partire da vecchi elenchi telefonici e visto il periodo, c’è anche uno speciale albero di natale addobbato con le foto dei bambini del paese. Infine, sulla sua scrivania, in un cestino, dei bigliettini con parole sul tema della pace sono a disposizione degli utenti di questo luogo così caloroso. Ho cominciato a fare qualche foto di questi preziosi dettagli.

Per l’occasione Stefania aveva preparato uno spazio molto accogliente con tappeti e coperte posate sul pavimento dove giacevano a disposizione dei bimbi, delle stampe miniaturizzate della copertina del libro di Helen Stephens col suo inconfondibile gufo. Questo angolo della biblioteca, così propizio allo scopo del laboratorio, completato da un rassicurante ombrello dai colori dell’arcobaleno, si era rapidamente popolato di piccoli lettori e Stefania ha dato inizio all’appassionante lettura.

A seguire era previsto un momento creativo di disegno. Senza esitare i bambini hanno iniziato a colorare con la loro fantasia il gufo: schiacciando la mina della matita con tutte le loro forze, o al contrario senza mai uscire dai bordi, riproducendo i colori del libro o mischiando tutti i colori trasformandolo letteralmente in un pappagallo. Avevano tutti le idee molto chiare su come lo volevano rappresentare ed erano estremamente concentrati. In questa situazione idilliaca io continuavo a documentare in silenzio le attività senza disturbare i bambini.

Poi, ho iniziato a sentire un’energia strana, negativa.  Le due maestre stavano correggendo tutti i gesti dei bambini, con frasi del tipo “non uscire dei bordi”, “non usare due matite insieme”, “non spingere la mina così forte”. Ma i bambini continuavano a colorare secondo il loro desiderio. Una maestra mi guarda ed alta voce davanti a tutti mi dice parlando di quel ragazzo che schiacciava le mine “Lui a scuola non fa nulla!”. Non mi sentivo a mio agio e non sapevo come reagire.

A un certo punto una delle maestre, vedendo uno dei bambini usare una matita blu piuttosto che, secondo lei, una di colore giallo, si è alzata e ha urlato contro di lui: “Non usare questo colore, devi usare il giallo, lo vedi che questo non è blu!”.

In quel momento un istinto incontrollabile mi ha fatto lasciare la macchina fotografica e volare verso il ragazzino per prestargli soccorso dopo quello che io ritenevo un rimprovero totalmente ingiustificato e terribilmente umiliante. Lui non ha pianto (ho scoperto solo più tardi che era abituato a subire questo tipo di atteggiamenti da parte loro), invece io avevo una grande difficoltà a trattenere le lacrime e con voce tremolante ho sbottato contro la maestra: “Ma perché urlare così?”. Il piccolo era pietrificato, non voleva più colorare e non ha più parlato fino alla fine del laboratorio. Non sapevo più cosa dire, non avevo le parole, o semplicemente sentivo che la mia priorità non era di dare una lezione alla maestra ma piuttosto di confortare il ragazzino e di cercare di tornare a un’atmosfera positiva come quella che aveva creato Stefania. Tuttavia la mia reazione di sdegno e profonda tristezza per l’accaduto e l’empatia mostrata nei confronti del bambino, non è passata inosservata, non se l’aspettavano e in qualche modo aveva fatto breccia.

Pian piano la serenità è tornata. Una volta terminati i disegni, con i bambini sfruttiamo il tempo residuo in biblioteca per cercare tra i libri e trovare tesori. Il caso (o il fato) mi fa capitare davanti a un libro in cui l’illustratore aveva effettivamente schiacciato moltissimo le sue mine per realizzare i suoi disegni con un risultato sorprendente. Ho quindi colto l’occasione per tornare dal primo bimbo e mostrargli con quel libro che non solo è possibile disegnare in quel modo con ottimi risultati, ma che in realtà non ci sono delle regole prestabilite per disegnare, l’unico limite è la nostra fantasia e creatività.

Più tardi, con Stefania abbiamo parlato a lungo della mattinata in biblioteca, anche lei era scioccata e dispiaciuta per come erano andate le cose, e preoccupata mi ha detto “Dopo questo non vorrai mai più venire qui.” Le ho risposto che al contrario sarò disponibile, se lei vorrà, per organizzare nuove attività e occuparci ancora di più di questi bambini. Stefania era contenta.

Questa esperienza mi ha fatto capire con forza quanto possano essere importanti – in alcuni casi necessarie – le nostre iniziative. Voglio che le cose cambino e che i prossimi laboratori siano come li immaginiamo noi, cioè dei momenti di gioia in cui si sperimenta in tutta libertà dando ai bambini la possibilità di crescere, di non perdere l’autostima, di sviluppare la loro autonomia, più semplicemente di esprimersi

Caroline

09/12/2022Concerto Gospel in Carcere

Partecipare al concerto del coro gospel Sounds of Freedom di Oristano, nel teatro della Casa Circondariale di Oristano l’8 dicembre, è stata davvero coinvolgente.
È difficile da spiegare ma si è rivelata una di quelle esperienze di vita che necessariamente ti portano a provare emozioni inaspettate.
Pensi al fatto che magari i detenuti siano lì perché “costretti” e non perché hanno avuto la volontà di vedere quell’esibizione.
Pensi che tu quel giorno fuori da lì, avrai la possibilità di fare l’albero di natale insieme alla tua famiglia e ti senti quasi in colpa.
Pensi che ci sia un motivo più che giusto per il quale sono lì dentro ma al contempo non riesci a non pensare che forse è solo una questione di fortuna.
Ma quando arrivano sono tutti sorridenti; chi fa una battuta, chi scherza con i compagni, chi attende con curiosità che tutto inizi.
Sono tutti lì perché gli è stato proposto questo concerto e hanno accettato.
Potevano tranquillamente rimanere nella propria cella, ma hanno voluto partecipare.
E quando il concerto è iniziato, grazie alla loro partecipazione e allegria, tutti i pensieri sono magicamente scomparsi!
I loro sorrisi e le loro lacrime hanno riempito il mio cuore di emozioni capaci di darmi una sensazione di benessere e leggerezza.
Il gospel è un messaggio di gioia, serenità, di uguaglianza e speranza e questo messaggio è stato accolto con sensibilità e umanità da parte di tutti.
Mi sento grata per questo evento così ricco di emozioni.

Maria Rosa

02/07/2022Emozione, gratitudine e commozione: non un semplice concerto.

Tra tutte le attività e gli eventi proposti durante questa prima edizione del Propagazioni Festival, il concerto del coro Gospel “Sounds of Freedom” nel teatro della Casa Circondariale di Oristano è stato uno di quelli che più mi ha coinvolto a livello di energie ed emozioni.
Immaginavo non sarebbe stato semplice operare in un contesto così delicato. Immaginavo bene.
Ogni dettaglio è stato pianificato a lungo e minuziosamente con la collaborazione del personale interno che ha creduto quanto noi nell’importanza del progetto.
Il ricordo che voglio portarmi dietro è legato alle emozioni forti e uniche che questa esperienza unica ha saputo regalarmi.
Nonostante tutto fosse stato curato nel dettaglio, la paura che qualcosa andasse storto e facesse “saltare” il concerto mi ha accompagnato fino all’ultimo istante.
Attraversare decine di porte blindate mi ha dato un senso di oppressione mai provato prima.
Durante il concerto ho percepito emozione, gratitudine e commozione di coriste e detenuti fondersi insieme.
Ci siamo salutati promettendoci di continuare a collaborare per creare ancora momenti da condividere e, quando ho varcato l’uscita, ho sentito forte il profumo della libertà che non avevo forse mai apprezzato abbastanza.

Gaia

02/07/2022Il primo Pride non si scorda mai

Un trionfo di colori, musica e allegria: così immaginavo il Pride e così, effettivamente, è stato. Migliaia di persone che sfilano, cantano e ballano per chiedere insieme, unite, rispetto per ogni forma di amore.

Ciò che non immaginavo era l’energia potentissima che mi ha attraversato e che per giorni non mi ha abbandonato. Grazie al Propagazioni Festival ho potuto vivere per la prima volta questa esperienza che da anni rimandavo e che ha rafforzato in me la consapevolezza di quanta strada ancora ci sia da fare e di quante persone siano disposte a percorrerla insieme per conquistare, finalmente, la meta.

Gaia